UNA PASQUA DI PASSIONE
“[…]Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. […]”
“Genesi”— 2,3
Questa Pasqua la ricorderemo per sempre.
Se non fossimo credenti l’attenderemmo con trepidazione. Finite le festività natalizie tutti guardiamo il calendario del nuovo anno, e ci chiediamo se la Pasqua sarà “alta”, oppure “bassa”, se cadrà presto, a marzo, oppure tardi, ad aprile, secondo un calcolo un po’ strano che sembra unire tradizioni pagane e cristiane. E’ l’occasione, per stare a casa da scuola o dal lavoro qualche giorno, per andare al mare a mangiare il pesce, per fare una gita fuori porta, per le grandi pulizie, per le uova di cioccolato (e le soprese!).
Ma se per caso fossimo credenti allora la Pasqua sarebbe la festa più importante. Citando Papa Francesco: “Quale festa è la più importante della nostra fede, il Natale o la Pasqua? La Pasqua. […] perché è la festa della nostra salvezza, la festa dell’amore di Dio per noi, la festa della celebrazione della sua morte e resurrezione.“
Credo che, a prescindere dalla fede, questo Papa sia davvero un grande uomo.
L’immagine del Pontefice che celebra la Via Crucis in una San Pietro quasi deserta, sotto la pioggia, rimarrà nei libri di storia, e nei nostri cuori. Un pontefice semplice, umile, ma al contempo moderno, che sceglie di stare vicino al proprio popolo di credenti ancora di più in questo periodo di isolamento, e molto spesso di solitudine, celebrando la messa ogni giorno in diretta: penso alle persone anziane, a quelle meno tecnologiche, a quelle che abitano da sole o che lavorano lontano dalle famiglie. Un pontefice che diventa sempre più mediatico per non disperdere il proprio gregge, per coinvolgere anche i più giovani, che come guida spirituale porta in prima persona un esempio da seguire, soprattutto nella Settimana Santa.
Ed ecco che anche nei piccoli paesi e persino nelle frazioni i parroci prendono in mano il loro smartphone (o si fanno aiutare), per far sentire alle persone la loro presenza, dato che le persone sono impossibilitate ad andare in chiesa, allora è la Chiesa ad entrare nelle loro case: “Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna” (in realtà questo è il vero detto e non quello a soggetti invertiti).
Devo però ahimè constatare che lo stesso non è purtroppo avvenuto nel nostro paese. L’unico tentativo di raggiungere sui social le persone è stato fatto, nella nostra parrocchia da Don Guido, piccolo “grande” uomo, classe 1925, che mette in rete la sua voce tramite youtube.
E il nostro Parroco? Due parole di conforto, una benedizione pasquale, una messa anche breve credo sarebbe stata di conforto a tante persone, credenti e meno credenti, giovani e meno giovani, per fare assaporare un briciolo di normalità a tutti noi che stiamo chiusi in casa. Se che i social siano o meno il mezzo più giusto per farlo non spetta a me giudicarlo, certamente è quello che al momento abbiamo a disposizione.
E se lo fa il Papa, credo che tutti possano farlo.
P.S. Per chi non lo sapesse, e non lo sapevo nemmeno io, per il calcolo della Pasqua cristiana (che differisce da quella ebraica) si utilizza il calendario lunisolare ecclesiastico, come stabilito nel Concilio di Nicea dell’anno 325 d.C.
Si parte dal giorno d’equinozio di primavera, tipicamente il 20 o il 21 di marzo.
Si prende il primo giorno di luna piena dopo l’equinozio (o il giorno stesso, regola maggiore o uguale)
La prima domenica successiva al giorno di luna piena viene eletta come giorno di Pasqua.